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Ci sono diverse malattie alle quali una gestante dovrebbe prestare particolare attenzione, una di queste è la rosolia: ecco cosa accade se contratta in gravidanza.
La rosolia è una malattia infettiva che solitamente colpisce i bambini, causata da un virus della famiglia Rubivirus. Negli adulti, solitamente non presenta complicazioni ed evolve in modo rapido, portando alla guarigione completa. Ma se contratta in gravidanza, la rosolia può essere estremamente pericolosa. Scopriamo quali sono i rischi per il feto e come si può prevenire.
Cos’è la rosolia: sintomi e trasmissione
Questa malattia si manifesta solitamente con febbre alta ed esantema cutaneo, sotto forma di piccole macchie rosate in rilievo. Altri sintomi sono raffreddore, dolori articolari, mal di testa e ingrossamento dei linfonodi. Dal momento che l’esantema, unico segno caratteristico della rosolia, non è sempre presente, talvolta la malattia può essere confusa con una normale influenza stagionale.
In gravidanza, tuttavia, è bene prestare molta attenzione. Infatti il virus si trasmette molto facilmente per via aerea, in presenza di un paziente che è malato o è in fase di incubazione. La rosolia è contagiosa fino a 4/5 giorni dopo la comparsa dell’esantema. E, in una donna in dolce attesa, può avere conseguenze molto serie.
Rosolia in gravidanza: i rischi
Durante la gestazione, il virus della rosolia può trasmettersi da mamma a figlio – si parla in questo caso di trasmissione verticale. Le probabilità sono molto più alte quanto più precocemente avviene il contagio, quindi i primi mesi sono quelli a maggior rischio per le future mamme e i loro bambini. Se la malattia compare nel primo trimestre di gravidanza, il feto va incontro a grandi rischi.
Le possibilità di contagio vanno infatti da 50% al 100%, perché la placenta non è ancora in grado di bloccare l’infezione. La gestazione può interrompersi spontaneamente per aborto o si può verificare una morte fetale tardiva, a causa delle complicazioni insorte nelle prime settimane. Inoltre il feto può andare incontro a gravi malformazioni, patologie del sistema nervoso o patologie cardiache.
Nel secondo trimestre, la rosolia può ancora passare attraverso la placenta e causare nel feto problemi alla vista, sordità, malformazioni cardiache e ritardo mentale. Dopo le 20 settimane di gravidanza, il rischio di trasmissione si abbassa moltissimo fin quasi ad azzerarsi. Il nascituro può contrarre quindi un’infezione asintomatica o avere lievi problemi quali ittero, anemia e ingrossamento della milza al momento della nascita.
Prevenire la rosolia in gravidanza
Dal momento che per la rosolia non esiste una cura, è bene cercare di prevenire il contagio durante la gravidanza. Ad oggi, l’unico metodo sicuro per evitare la rosolia consiste nel vaccino, costituito da virus in forma attenuata. Nei bambini viene praticato con la vaccinazione trivalente, assieme a quelli per il morbillo e per la parotite, verso i 15 mesi di vita, con un richiamo tra i 5/6 anni.
Gli adulti possono farlo in qualsiasi occasione ed è sufficiente un’unica somministrazione, che risulta efficace nel 90% dei casi. Se sei in cerca di una gravidanza, chiedi al tuo medico di prescriverti il rubeo test o il complesso TORCH. Si tratta di semplici analisi del sangue: il primo va a verificare l’immunità alla rosolia, il secondo – molto più completo – controlla invece tutta una serie di malattie molto pericolose durante la gestazione.
Il vaccino antirosolia va fatto almeno un mese prima della gravidanza. Se sei già in dolce attesa, dovrai aspettare il parto e, nel frattempo, metterti al riparo da ogni fonte di contagio.
Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/gravidanza-coppia-donne-baby-madre-4007350/
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ultimo aggiornamento: 29-09-2019