donna con bocca piena
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Il termine picacismo indica l’abitudine di mangiare cose non commestibili. Pur rientrando tra i disturbi del comportamento alimentare, quindi, non riguarda strettamente il cibo ma l‘atteggiamento che si ha verso tutto ciò che, in realtà, non lo è affatto.
Chi soffre di picacismo ha infatti l’abitudine di mangiare materiali di ogni tipo e sebbene nella maggior parte si tratti di sostanze che non fanno male, a volte si può andare incontro a problemi anche gravi.
In genere si parla di picacismo quando un soggetto che ha superato i due anni di età mangia cose non commestibili più di una volta e per almeno un mese di fila.
Chi soffre di questo disturbo ha infatti l’abitudine di mangiare cose come carta, capelli, argilla, matite e tutto ciò che si trova a portata di mano.
Per riconoscere questo disturbo, quindi, basta osservare ciò che si mangia. Qualora si tratti di cose non commestibili con fare ripetuto si può parlare di picacismo. Malattia che va ovviamente trattata.
Oltre a portare a possibili carenze nutrizionali, il picacismo può infatti creare complicanze anche gravi in chi ne soffre.
La diagnosi viene ovviamente fatta dal medico che valuterà età del paziente, abitudini alimentari, frequenza di ingestione di cibi non commestibili e situazione generale.
Ovviamente, dalla diagnosi sono esclusi i bambini al di sotto dei due anni, in quanto portare oggetti alla bocca a quell’età è più che normale così come può esserlo il tentativo di mangiarli.
Allo stesso modo, ci sono culture in cui per motivi religiosi o di altro tipo, è considerato normale consumare determinate cose. Anche in questo caso, non si parlerà di picacismo.
I rischi legati al picacismo sono strettamente collegati a ciò che il soggetto che ne soffre tende a mangiare di solito. Capita spesso, infatti, che il picacista abbia delle preferenze e che tenda quindi a mangiare, ad esempio, solo carta, tovaglioli, viti o mine di matita.
Quando ciò avviene, in base al cibo ingerito si può andare incontro ad avvelenamento, infezioni, stipsi o occlusione intestinale.
Per questi motivi, quando una persona riceve una diagnosi di picacismo viene solitamente sottoposta ad alcuni esami come quello per verificare eventuali stati di infezione o di avvelenamento. A ciò si aggiungono anche radiografie per verificare la funzione intestinale.
Inoltre, va sempre eseguita una serie di esami per valutare possibili carenze nutrizionali che, se presenti, andranno ripristinate con la giusta alimentazione.
Ad oggi non esiste una vera e propria cura per il picacismo. Questo viene però trattato dallo psicoterapeuta o dallo psichiatra. In genere si affronta una terapia comportamentale volta a cambiare le abitudini e le situazioni che spingono a introdurre cose non commestibili in bocca.
In alcuni casi, pare che questo problema si verifichi in condizioni di ansia o di forte stress e che tenda a passare da solo. Ovviamente, il fai da te non è mai una buona scelta e in caso di problemi in tal senso è sempre indispensabile rivolgersi ad un esperto in modo da ristabilire una buona qualità della vita e da evitare i rischi anche seri che si corrono continuando ad ingerire oggetti di ogni tipo.
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