La claustrofobia può essere vinta: scopriamo insieme i metodi più efficaci per combatterla definitivamente.

In Italia 2,5 milioni di persone soffrono di disturbi d’ansia e fobie apparentemente immotivate. Questa cifra costituisce il 5% della popolazione tra i 15 e gli 85 anni. I disturbi legati all’ansia possono essere espressi tramite episodi di panico immotivato oppure possono essere proiettati su qualcosa di specifico.

L’aracnofobia è l’esempio più conosciuto che utilizzeremo a titolo di esempio. La paura dei ragni non è prodotta da un oggettivo rifiuto psicologico per l’animale. Può infatti avere origini di tipo traumatico legate ad un’esperienza pregressa, un sogno o qualcosa che si è visto in passato. Oppure può essere legata ad uno stato di ansia generalizzato che viene riversato su un “capro espiatorio”. In questo caso le motivazioni e le cause sono molto più complesse e vanno ricercate attraverso un professionista nel campo della psicanalisi.

Claustrofobia
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Una forma di fobia più sottovalutata ma altrettanto invalidante è la claustrofobia. Questa patologia determina la paura degli spazi chiusi o stretti. Provoca un senso di soffocamento a chi ne soffre non appena si trova in uno spazio con poco margine di movimento. Il malato stesso tende a non esternarla, un po’ per imbarazzo e un po’ perché pur essendo consapevole dei problemi che comporta, tende ad evitare di affrontare il problema raggirandolo, senza mai trovare una vera e propria soluzione.

Prendere un ascensore può rappresentare un vero insormontabile problema per chi soffre di questo disturbo ma non è in grado di esternarlo ad amici, famiglia o colleghi di lavoro.

I sintomi principali

Molte persone non sanno riconoscerla. Si trovano ad affrontare dei momenti di panico senza capire cosa stia succedendo, ma soprattutto senza capire come affrontare il problema. I principali sintomi in presenza dei quali possiamo supporre di soffrire di claustrofobia sono dati da un senso di ansia generalizzato che provoca tremore, vertigini, nausea e forte sudorazione. Questo senso di malessere contestualizzato in uno spazio chiuso induce alla perdita del controllo, con forte tachicardia, secchezza delle fauci e senso di soffocamento.

A seguito di questi sintomi si verifica, nella maggior parte dei casi, un episodio di attacco di panico, durante il quale si teme immotivatamente la morte senza avere la possibilità di riprendere il controllo della situazione.

Come combattere la claustrofobia

Ci sono alcuni importanti consigli da mettere in pratica nel caso in cui si senta una concomitanza di sintomi che possono ricordare questo disturbo, andiamo ad analizzarli uno ad uno:

Respiriamo profondamente socchiudendo gli occhi, con respiri lunghe e molto lenti. Evitare di guardarci intorno ci permetterà di esternarci dalla situazione che il nostro cervello identifica come un pericolo e ci permetterà di riacquisire il controllo.

– Impariamo nel tempo libero una tecnica di rilassamento. Ci sarà molto utile nel caso in cui ci dovessimo trovare in difficoltà, bloccati in un ascensore o obbligati ad effettuare una TAC.

– Concentriamoci su un ricordo positivo ed emotivamente molto forte. Per le donne potrebbe essere il ricordo della nascita di un figlio, per un uomo l’ultimo mondiale vinto ai calci di rigore. Questo ricordo focalizzerà la nostra attenzione su qualcos’altro, impedendoci di cadere nella trappola del panico.

Cantiamo ad occhi chiusi la nostra canzone preferita, cercando di emozionarci come quando siamo in una situazione rilassante. Il nostro cervello istintivamente andrà a cercare di ricreare le stesse condizioni emotive che si verificano generalmente al suono di quella musica.

– Ripetere costantemente a noi stessi il fatto che quello che stiamo avvertendo come un pericolo letale, in realtà non esiste. Che la paura è irrazionale ed è portata da una motivazione assolutamente estranea alla condizione che crediamo ci stia sottoponendo ad un pericolo.

– L’aiuto più risolutivo però lo fornisce una mirata terapia di psicanalisi, in grado di arrivare alla radice dell’ansia e risolvendo alla fonte l’origine del disturbo.

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ultimo aggiornamento: 08-07-2019


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