
Dovremmo fare meno docce? - (notiziebenessere.it)
Perché dovremmo fare meno docce: un esperimento di cinque anni dal dottor James Hamblin sconvolge tutti. Gli esiti
Negli ultimi anni, il dibattito sull’igiene personale ha assunto nuove sfumature, spostando l’attenzione su aspetti spesso trascurati delle nostre abitudini quotidiane. Tra i temi più discussi c’è quello dell’uso eccessivo della doccia e dei prodotti per la pulizia del corpo. In un recente episodio del podcast “Chasing Life”, il dottor James Hamblin, docente presso la Yale School of Public Health, ha condiviso la sua esperienza di cinque anni senza docce regolari, un esperimento che ha sollevato interrogativi interessanti sul nostro rapporto con la pulizia e la salute della pelle.
La pelle è la nostra prima barriera contro le aggressioni esterne, ma i metodi tradizionali che utilizziamo per mantenerla pulita potrebbero non essere sempre i più appropriati. Hamblin ha messo in luce come le docce calde e l’uso di shampoo e bagnoschiuma possano avere effetti negativi sulla salute della pelle e sui microbi che la colonizzano. I prodotti chimici, spesso venduti come essenziali per una buona igiene, possono alterare il delicato equilibrio del microbioma cutaneo, la comunità microbica che vive sulla nostra pelle.
Perché dovremmo fare meno docce
Uno degli aspetti più sorprendenti del lavoro di Hamblin è la riconsiderazione del concetto di “pulito”. Egli sottolinea che fare la doccia ogni giorno non è necessariamente un requisito igienico, ma piuttosto una scelta personale influenzata da norme sociali e marketing. Infatti, molte persone si sentono obbligate a lavarsi frequentemente, anche più volte al giorno, per conformarsi a standard estetici o culturali. Questa pressione sociale può portare a un uso eccessivo di prodotti per la pulizia, che non solo sono costosi, ma possono anche compromettere la salute della pelle.

In questo contesto, il dottor Hamblin invita a riflettere su alcune verità fondamentali riguardanti l’igiene e le abitudini di cura personale. Ecco alcuni punti chiave da considerare:
- Distinguere tra “pulizia” e “benessere”: Fare la doccia può essere un rituale piacevole e rilassante, ma non è l’unico modo per mantenere una buona igiene.
- Qualità dei prodotti: La qualità dei prodotti utilizzati non è sempre sinonimo di efficacia. Molti prodotti per la cura della pelle e dei capelli possono essere simili dal punto di vista chimico, e le opzioni più economiche possono svolgere la stessa funzione senza compromettere il microbioma cutaneo.
- Promuovere un microbioma sano: Le pratiche quotidiane che promuovono un microbioma cutaneo sano, come l’uso ridotto di saponi aggressivi e l’adozione di metodi di pulizia più delicati, possono portare a benefici a lungo termine.
Inoltre, il dottor Hamblin fa notare che la pandemia ha amplificato la nostra attenzione sull’igiene, portando a un aumento dell’uso di disinfettanti e detergenti. Sebbene questo possa sembrare una misura di sicurezza, ha anche contribuito a una maggiore ansia riguardo all’igiene personale e alla pulizia. Ciò ha reso difficile per molte persone tornare a un approccio equilibrato e consapevole verso la cura di sé.
In questo panorama, emerge la necessità di riconsiderare le nostre abitudini quotidiane attraverso una lente più critica, valutando l’effettiva necessità di prodotti e pratiche igieniche. La vera sfida consiste nel trovare un equilibrio tra il desiderio di sentirsi puliti e curati e la consapevolezza che un’eccessiva pulizia potrebbe avere conseguenze indesiderate sulla salute della nostra pelle e sul nostro benessere generale.