Il parto in acqua rappresenta un’ottima alternativa naturale al parto tradizionale: scopriamo insieme i dettagli ed i benefici di questa pratica.

Quando si avvicina il giorno del parto le future mamme cercano di scegliere il modo meno traumatico e doloroso per dare alla luce il piccolo in arrivo. I racconti di chi ci è passato ci terrorizzano e vorremmo trovare una soluzione naturale ma meno dolorosa del parto tradizionale. Alcune future mamme arrivano ad ammalarsi di tocofobia a seguito dei racconti terrificanti di amici e parenti.

Il parto in acqua costituisce dunque una valida opzione da valutare. Molti ospedali infatti, negli ultimi anni hanno messo a disposizione una vasca in sala parto, atta ad ospitare la madre in fase di travaglio e, talvolta, anche in fase espulsiva.

Il parto in acqua è un metodo che nasce verso la fine degli anni 60. A seguito di numerose ricerche effettuate in Russia, un ostetrico francese cominciò a mettere in pratica questa tecnica al fine di rendere meno traumatico il passaggio del bambino dall’utero all’ambiente esterno. L’acqua veniva portata a circa 38 gradi, simulando il più possibile le temperature corporee del liquido amniotico in cui ha vissuto il bambino per i precedenti 9 mesi.

Parto in acqua
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Perché scegliere di partorire in acqua?

Il parto in acqua porta numerosi benefici. L’acqua calda è un fattore molto utile durante il travaglio. In primo luogo allevia i dolori delle contrazioni e permette alla futura mamma di controllare meglio il proprio corpo grazie alla conseguente diminuzione della produzione di adrenalina generata dal dolore molto forte e alla paura di non farcela.

Inoltre l’acqua calda facilita la produzione di endorfine ed aumenta l’elasticità del perineo, zona genitale che sarà messa a durissima prova durante la fase di espulsione del neonato.

Il travaglio potrebbe anche essere più veloce, grazie all’aumento di ossitocina facilitato dalla temperatura ottimale dell’acqua. Le dimensioni della vasca consentono alla madre di cambiare posizione e di muoversi in maniera fluida, assecondando tutti i messaggi che il suo corpo le manda.

Compagno e personale medico saranno al di fuori della vasca, ma in alcuni casi è concesso al marito di immergersi insieme alla futura mamma, posizionato dietro di lei, in modo da poterla sostenere moralmente e fisicamente.

Il parto in acqua ha controindicazioni per il bambino?

La risposta è: assolutamente no. Partorire in acqua non aumenta i fattori di rischio che sono normalmente considerati durante un tradizionale parto naturale. Il bambino non rischia l’annegamento perché la sua lunga permanenza nel ventre gli ha permesso di sviluppare un riflesso automatico, chiamato diving- reflex. Questo ancestrale riflesso mantiene chiusa la sua glottide fino a quando non sarà esposto all’aria, momento in cui effettuerà il primo respiro.

Dopo l’espulsione il bambino verrà delicatamente estratto dall’acqua e adagiato sul ventre della madre, per restarvici una ventina di minuti a diretto contatto epidermico. Questo specifico istante rappresenta il momento più magico meraviglioso di tutto il percorso della gravidanza.

Dove praticare il parto in acqua

Non tutti gli ospedali sono attrezzati per la nascita in acqua. Si consiglia pertanto di informarsi per tempo sulle tecniche di parto utilizzate presso la struttura in cui si intende partorire. Alcuni ospedali dotati di vasca infatti effettuano il travaglio in acqua, completando però fuori la fase espulsiva. Altri invece portano a termine il parto immersi nella vasca, attendendo anche la fuoriuscita della placenta.

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ultimo aggiornamento: 12-08-2019


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