
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), scoperta circa novant’anni fa da due ginecologi, ha evoluto la sua percezione e diagnosi nel tempo. Inizialmente, la condizione si manifestava attraverso ovaie ingrossate, presenza di cisti, aumento di peso e difficoltà nell’ovulazione. Oggi, grazie a un miglioramento nella diagnosi, è possibile identificare la sindrome già durante l’adolescenza, in particolare a seguito di cicli mestruali irregolari che si presentano subito dopo la pubertà. La professoressa Annamaria Colao, docente di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’università Federico II di Napoli, sottolinea come l’individuazione precoce consenta alle giovani donne di evitare le complicazioni legate a ovaie di dimensioni anomale. Tuttavia, la PCOS continua a influenzare sia il benessere fisico che emotivo delle donne.
Meccanismo di funzionamento dell’ovaio
La sindrome dell’ovaio policistico è caratterizzata dall’incapacità dell’ovaio di selezionare un singolo follicolo per l’ovulazione. Invece di maturare un solo follicolo, come avviene normalmente, l’ovaio produce diversi follicoli incompleti. Questa condizione può portare a un aumento di volume delle ovaie stesse, creando disfunzioni ormonali e riproduttive. I sintomi possono variare notevolmente da donna a donna, ma la difficoltà nell’ovulazione è uno dei problemi principali associati alla PCOS.
Cause e fattori di rischio
Le origini della sindrome dell’ovaio policistico sono molteplici e comprendono fattori genetici, ambientali e ormonali. Secondo la professoressa Colao, uno dei fattori principali è l’eccesso di insulina nel sangue, spesso causato da un’alimentazione ricca di zuccheri. L’iperinsulinemia interferisce con la normale maturazione follicolare, portando a un aumento della produzione di ormoni maschili, come gli androgeni, e riducendo la produzione di progesterone. Questo squilibrio ormonale può causare irregolarità mestruali o addirittura amenorrea.
Il sovrappeso non è l’unico fattore
Circa il 75% delle donne affette da PCOS presenta sovrappeso o obesità. Tuttavia, esiste anche una forma di sindrome dell’ovaio policistico che si manifesta in donne con peso normale. La professoressa Colao evidenzia che l’insulino-resistenza, comune tra le persone in sovrappeso, può aggravare la disfunzione ovarica. Un’alimentazione corretta e mirata è fondamentale per gestire i sintomi della sindrome, indipendentemente dal peso corporeo.
Alimentazione e gestione della sindrome
Per affrontare la sindrome dell’ovaio policistico, è essenziale adottare un regime alimentare equilibrato. La professoressa Colao consiglia di ridurre gli zuccheri semplici e moderare l’assunzione di carboidrati complessi. È importante evitare picchi glicemici che possono contribuire all’aumento dell’insulina nel sangue. Una dieta sana deve includere una varietà di alimenti, come verdure fresche, proteine magre e formaggi stagionati in moderazione.
Cibi consigliati e da evitare
Tra i cibi da preferire vi sono le verdure fresche di stagione, condite in modo semplice e cotte il meno possibile per preservare i nutrienti. Le proteine magre come carne bianca, pesce e latticini freschi sono raccomandate, mentre i formaggi stagionati devono essere consumati con attenzione. D’altro canto, è fondamentale limitare l’assunzione di zuccheri semplici, come dolci e bevande zuccherate, e moderare i carboidrati complessi, come pasta e riso.
Importanza dell’attività fisica
L’attività fisica regolare gioca un ruolo cruciale nella gestione della sindrome dell’ovaio policistico. Essa contribuisce a ridurre i livelli di insulina nel sangue e a migliorare il metabolismo. La professoressa Colao sottolinea l’importanza di mantenere un equilibrio tra l’energia assunta e quella spesa. Camminare e praticare sport sono attività raccomandate, così come è utile distribuire i pasti durante la giornata, privilegiando una colazione nutriente e evitando cene abbondanti.
L’adozione di uno stile di vita attivo e di una dieta equilibrata rappresenta un approccio efficace per affrontare i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico, migliorando la qualità della vita delle donne colpite.