
La dieta dei Neanderthal, un tema di grande interesse tra gli studiosi, si arricchisce di nuovi dettagli grazie a uno studio presentato nel marzo 2025 al meeting annuale dell’American Association of Biological Anthropologists. Secondo i ricercatori, i Neanderthal potrebbero aver incluso nella loro alimentazione una fonte proteica inusuale: le larve di mosche, conosciute anche come cagnotti o bigattini. Questa scoperta, riportata in un articolo su Science, suggerisce che l’immagine tradizionale dei Neanderthal come ipercarnivori potrebbe essere stata sovrastimata.
La dieta dei neanderthal e l’analisi isotopica
Per comprendere meglio le abitudini alimentari degli antichi ominini, gli scienziati si sono avvalsi dell’analisi del rapporto tra isotopi, in particolare dell’azoto, conservati nelle ossa e nei denti dei Neanderthal. I risultati hanno mostrato un’elevata concentrazione di azoto 15 rispetto all’azoto 14, una “firma” chimica che indica una dieta ricca di carne. Questa evidenza ha portato a credere che i Neanderthal consumassero carne in quantità superiori a quelle di animali notoriamente carnivori, come leoni e iene. Tuttavia, questa teoria è stata messa in discussione da studi archeologici che evidenziano un possibile eccesso di proteine, noto come “rabbit starvation”, che può causare malnutrizione a causa della mancanza di grassi e carboidrati.
Il ruolo della carne in putrefazione
Nel 2025, l’archeologo John Speth ha avanzato l’ipotesi che i Neanderthal potessero consumare carne in decomposizione, che presenta un contenuto di azoto maggiore rispetto a quella fresca. Questa pratica potrebbe spiegare le elevate concentrazioni di azoto riscontrate nelle ossa. I Neanderthal avrebbero quindi approfittato delle carcasse lasciate da altri predatori, ottenendo così nutrienti essenziali senza dover cacciare continuamente.
La scoperta delle larve di mosche
Melanie Beasley, antropologa della Purdue University, ha condotto un esperimento per determinare i livelli di azoto presenti nelle larve di mosche che si nutrono di carne in decomposizione. Analizzando 389 larve di tre specie diverse, ha scoperto che il contenuto di azoto aumentava in base al tempo di esposizione ai tessuti. In particolare, le larve di mosca soldato nera (Hermetia illucens) presentavano un contenuto di azoto otto volte superiore a quello della carne putrefatta. Questi risultati suggeriscono che le larve potrebbero essere state una fonte proteica importante per i Neanderthal.
Accessibilità e nutrizione
Nel contesto della vita quotidiana dei Neanderthal, la presenza di larve nella carne lasciata all’aperto era probabilmente comune. Gli ominini avrebbero potuto facilmente raccogliere questi nutrienti dal suolo sotto gli animali morti, rendendo le larve un’importante fonte di proteine, accessibile anche alle donne Neanderthal. Questa ricerca si inserisce in un filone di studi recenti che cercano di ridefinire la comprensione della dieta dei Neanderthal, mostrando una varietà e una complessità alimentare maggiore di quanto si pensasse in precedenza.