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Il termine elettrocardiogramma indica il tracciato dell’attività del muscolo cardiaco del paziente che viene rilevata da uno strumento molto particolare, l’elettrocardiografo.
Dotato di cavi per la conduzione elettrica terminanti con degli elettrodi, questo apparecchio riceve dal corpo al quale è collegato una corrente a basso potenziale generata dal cuore e la registra. Il tracciato registrato rende visibili due misure fondamentali per valutare il corretto funzionamento del cuore del soggetto in un dato momento: il tempo, misurato in senso orizzontale, e la potenza elettrica, rappresentata dai picchi verticali.
L’idea per il rilevamento dell’elettrocardiogramma ha origini piuttosto antiche e va ricercata nel XVIII secolo, nella figura di Luigi Galvani, anche se il primo apparecchio in grado di registrare le scariche elettriche prodotte dal cuore vide la luce alcuni secoli dopo, nel 1903, per merito di Willem Einthoven. I primissimi apparecchi erano certo molto più lenti, imprecisi e rudimentali rispetto a quelli messi oggi a disposizione dai principali produttori di strumentazioni medico ospedaliere. Rivolgendosi oggi a un grossista prodotti medicali, è possibile acquistare elettrocardiografi di ultima generazione, veloci e precisi nella registrazione dei tracciati, nonché caratterizzati da dimensioni spesso contenute.
Le origini dell’elettrocardiogramma
Per rintracciare l’idea originale che dette il via a tutti gli studi successivi sulla possibilità di controllare il battito cardiaco rilevandone gli impulsi elettrici tramite tracciato, è necessario andare indietro nel tempo, fino al 1700. Fu in quell’epoca che un fisiologo italiano, di origine bolognese, Luigi Galvani, scoprì, studiando le rane, che il muscolo cardiaco era in grado di produrre corrente elettrica a bassa intensità.
Il passo successivo venne compiuto nel 1903 da Willem Einthoven, il quale mise a punto un galvanometro a corda in grado di rilevare e registrare il cardiogramma del paziente in modo abbastanza preciso. Questo strumento gli permise di studiare i tracciati, identificandone alcuni riconducibili a specifiche malattie cardiache. In seguito a tale scoperta, il fisiologo olandese venne insignito del Premio Nobel per la Medicina.
L’elettrocardiografo moderno
Gli apparecchi per il rilevamento e la registrazione dell’elettrocardiogramma hanno subito numerosi mutamenti nel corso del tempo, divenendo sempre più affidabili, rapidi e precisi. Gli elettrocardiografi moderni, in grado di mostrare contemporaneamente fino a 12 derivazioni, sono disponibili ora in versione digitale e hanno dimensioni differenti a seconda del contesto in cui devono esserei impiegati. L’elevato numero di deviazioni permette di effettuare diagnosi estremamente precise grazie alla riduzione delle interferenze.
I professionisti che effettuano visite a domicilio possono optare per un modello portatile di tipo stand alone, dotato di display, memoria interna e stampante integrata; in alternativa, il medico che porta sempre con sé il notebook può scegliere un dispositivo più piccolo e leggero da collegare al computer durante l’esame. Gli apparecchi portatili risultano inoltre molto utili laddove si dovesse effettuare un elettrocardiogramma dinamico o Holter ECG.
Studi medici e ospedali possono invece dotarsi di elettrocardiografi di dimensioni maggiori dotati di connessione wireless per la condivisione immediata dei dati e stampante integrata in formato A4.
Per finire, tra le innovazioni più utili per lo specialista troviamo i software interpretativi, integrati in alcuni modelli estremamente avanzati, atti a rende più veloce e accurata l’interpretazione dell’elettrocardiogramma.
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ultimo aggiornamento: 30-07-2022