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Cos’è la dermatite da contatto
La dermatite da contatto è un problema sempre più diffuso sia tra i grandi che tra i piccini e consiste in un’irritazione dovuta al contatto con agenti irritanti o allergizzanti in seguito al quale la pelle, per difendersi, crea degli arrossamenti o degli eczemi.
Il numero dei casi è in progressivo aumento a causa, in particolare, degli elementi sempre più sintetici che vengono utilizzati nell’abbigliamento e in altri prodotti che vengono a contatto con l’epidermide.
C’è da considerare che la reazione aumenta nel caso in cui l’agente che provoca l’irritazione entri in contatto con una pelle già compromessa da altri fattori e, di conseguenza, con uno strato protettivo più sottile, come nel caso della dermatite atopica (con approfondimento sul sito Mammastobene).
Inoltre, anche i fattori individuali, quali una pelle particolarmente sensibile, oppure con uno strato corneo più sottile, come quella di un neonato, può facilitare l’insorgenza della dermatite. Sono a disposizione numeri basati più sugli adulti che sui neonati, che evidenziano come questo tipo di patologia corrisponda al 50-80% del mondo delle affezioni cutanee e che hanno un impatto dell’1% sulla popolazione totale.
La dermatite da contatto nei neonati
I casi relativi ai neonati hanno sicuramente origini diverse da quelli in età adulta e sono più difficili da valutare per gravità, per l’ovvio fatto che, questi, non sono in grado di esprimere le loro sensazioni se non con l’acutezza del pianto. Quello che i genitori possono fare è cercare di evitare il più possibile le cause di irritazione dell’epidermide così delicata dei piccoli.
Quando è manifesta, infatti, la dermatite da contatto deve essere mostrata al pediatra e vanno seguite le sue prescrizioni, che possono portare a creme cortisoniche per calmare lo sfogo. Si comprende immediatamente quanto sia importante la prevenzione che consiste nel cercare di tenere lontano il bambino dalle fonti allergizzanti che, in particolare, derivano da:
- Indumenti
- Prodotti detergenti
- Giocattoli
- Alimenti
Se, quando si tratta di alimenti, si sta molto attenti a non far ingerire cibi di cui non si conosce la provenienza, quando si tratta di detergenti, si cercano i saponi più delicati e quando si tratta di giocattoli, si scelgono i prodotti certificati; quando si tratta di indumenti, invece, spesso ci si lascia trascinare più dall’estetica che dai pericoli nascosti nelle fibre del tessuto.
Un discorso a parte va fatto per i pannolini che, per loro natura, sono irritanti più per il contenuto che per le fibre dello stesso. L’attenzione va posta al cambio del neonato appena ha fatto i suoi bisogni, cercando di lasciare il meno possibile gli escrementi a contatto con la pelle del bambino. Dopo aver tolto il pannolino usato, occorre lavare con cura le parti intime del neonato e ripristinare il giusto ph con le opportune creme all’ossido di zinco o altre valide alternative. Importante è, comunque, mantenere la parte asciutta, prendendo l’abitudine di lasciare il bambino senza pannolino per almeno un’ora al giorno, in modo che la pelle possa respirare adeguatamente.
Quali tessuti utilizzare
Tornando al tema degli indumenti, è importante sottolineare come spesso non
si pensi che possano essere la causa degli arrossamenti, mentre questi possono
derivare sia dalla tipologia di fibra che dalla tintura della stessa.
Fra i vari tipi di tessuti,
troviamo:
- fibre sintetiche che sono derivate dal petrolio, quali l’acrilico;
- fibre artificiali che sono prodotte dal trattamento chimico di elementi naturali, come la viscosa;
- fibre naturali che sono prodotte dal trattamento meccanico di elementi naturali, come il cotone, il lino, la seta e la lana.
È consigliabile utilizzare le fibre naturali che, oltre a dare meno reazioni allergiche, garantiscono una migliore traspirazione, evitando il ristagno di umidità che può peggiorare l’arrossamento topico. In particolare, è meglio evitare i costumini in lycra e i collant di filanca che, spesso, vengono fatti indossare ai propri figli.
Per quanto riguarda i colori, almeno per la biancheria intima, è meglio utilizzare il bianco o, in ogni caso, colori neutri, poiché anche le tinte sono composte da elementi chimici che possono provocare irritazioni. Una certa attenzione va prestata anche alle modalità di chiusura degli indumenti, cercando di evitare il più possibile cerniere, bottoni e fermagli per i quali è più difficile stabilire la provenienza. Meglio, soprattutto per gli appena nati, le camicine della nonna da allacciare con un fiocco sulla schiena.
Una delle ultime tipologie di fibra prodotte è la fibra del latte, ancora migliore delle altre per diversi motivi. Viene ricavata dal residuo del latte dopo evaporazione, da cui si ricava il filato. Questo, opportunamente tessuto, dà vita ad indumenti particolarmente delicati che conservano le proprietà lenitive ed emollienti del latte. Inoltre, si tratta di una fibra che assorbe in modo eccezionale l’umidità mantenendo la pelle fresca.
Un discorso a parte va fatto per la lana: normalmente, essendo una fibra naturale particolarmente soffice, è adatta alla pelle dei neonati, ma in alcuni di loro può scatenare delle reazioni allergizzanti, motivo per cui, nell’incertezza, è meglio evitarla almeno per quanto riguarda l’intimo, ma rimane ottima per l’abbigliamento esterno, poiché permette un perfetto mantenimento della temperatura corporea.
Il lavaggio degli indumenti
Per il lavaggio degli indumenti, è meglio evitare detergenti aggressivi, quali la candeggina, o eccessivamente profumati come gli ammorbidenti e preferire detersivi a base di sapone di Marsiglia. Inoltre, è preferibile il lavaggio a macchina a quello a mano, poiché il bucato risulta maggiormente risciacquato rispetto a quello che le mani possono fare.
Per poter mantenere un migliore controllo sulle modalità in cui vengono lavati i capi, è meglio evitare lavaggi in lavanderia e a secco. Da ricordarsi, poi, che i capi nuovi vanno lavati e, se possibile, lasciati immersi qualche tempo prima di essere fatti indossare per la prima volta al bebè.
Altri accorgimenti per prevenire la dermatite da contatto
In aggiunta, è opportuno proteggere il bambino da momenti di stress per la pelle come possono essere un caldo o un freddo eccessivi che possono compromettere le difese naturali dell’epidermide. Se si riscontrano particolari predisposizioni alla dermatite, si consiglia di sostituire i normali saponi con saponi oleosi che lasciano un film protettivo sulla pelle.
Proteggere i bambini dalle dermatiti, oltre che per il fastidio immediato che possono determinare per loro, ha senso soprattutto nel momento in cui si pensa alle lesioni che si possono infliggere da soli grattandosi a causa del prurito che le accompagna.
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ultimo aggiornamento: 25-03-2020