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In aumento l’uso improprio di farmaci per aumentare le prestazioni sul lavoro e nello studio. Lo rivela uno studio…
In preoccupante crescita l’uso delle cd. Smart drugs, in italiano “droghe intelligenti” (anche se di intelligente hanno ben poco…). Con questo termine si intende tutta una serie di farmaci utilizzati in modo improprio, ovvero, senza che vi sia un reale bisogno ma solo per aumentare le proprie performance nel lavoro e nello studio.
Una sorta di “doping” per la vita di tutti i giorni che però potrebbe creare fenomeni di dipendenza e danni gravi alla salute. Questi farmaci perfettamente legali e dagli effetti benefici se utilizzati per necessità terapeutiche (dietro prescrizione medica), diventano, invece, il sostituto di altre droghe illegali se utilizzate al di fuori di questo campo d’azione.
Uno studio pubblicato sull’International Journal of Drug Policy e ripreso da Nature online ha evidenziato numeri allarmanti circa questo fenomeno.
Attraverso un sondaggio, condotto su 15 nazioni nel mondo, lo Studio ha rilevato che il il 14% degli intervistati ha fatto uso di “droghe intelligenti” almeno una volta nei 12 mesi precedenti (nel 2017). Un trend in crescita confrontato con il 5% del 2015.
I prodotti più utilizzati per ottenere più concentrazione e per migliorare le proprie prestazioni in ufficio o all’università, sono principalmente quelli prescritti per il trattamento di disturbo del deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e quelli per la cura dei disordini del sonno.
Performance alte a lavoro e nello studio con le “droghe intelligenti”
Come riportato da Ansa, Barbara Sahakian, neuroscienziata dell’Università di Cambridge nel Regno Unito, ha commentato così l’indagine “C’è un crescente uso legato agli stili di vita di farmaci che potenziano le capacità cognitive da parte di persone sane e questo solleva preoccupazioni etiche”.
Una precisazione, invece, che ridimensiona lievemente la portata del fenomeno arriva da una delle scienziate che ha guidato lo studio, Larissa Maier, psicologa dell’Università della California: “I partecipanti alla Global Drug Survey sono più propensi della popolazione generale a essere interessati all’uso di droghe, il che potrebbe influenzare i risultati”.
Insomma, un elemento da tenere in considerazione nella lettura dell’indagine ma che non rassicura sulla portata del fenomeno che rimane allarmante non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa.
Uso di farmaci in modo improprio: il record negli Usa ma in crescita l’Europa
Ad aggiudicarsi il record per il maggior consumo di smart drug sono gli Stati Uniti dove, nel 2017, quasi il 30% degli intervistati ha dichiarato di aver usato farmaci in modo improprio almeno una volta nei precedenti 12 mesi.
Ma è l’Europa a preoccupare: in molti Paesi, infatti, si registra una crescita esponenziale del fenomeno. Seppure i numeri non siano comparabili a quelli americani, il trend è in fortissimo aumento.
Quasi la metà delle persone intervistate, inoltre, ha dichiarato di avere avuto questi farmaci dagli amici. Il 10%, invece, li ha acquistati da un rivenditore o su internet, mentre, il 6% li ha ottenuti da un membro della famiglia. Solo il 4% ha dichiarato di avere la ricetta medica.
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